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Il debutto è fissato a marzo. L’Istituto tecnico superiore Its Turismo Liguria, Academy of tourism, culture and hospitality – sede a Santa Margherita, 27 soci della Fondazione che vanno dall’Accademia del turismo a 12 comuni del Levante, da hotel all’Università di Genova alle due camere di commercio della Liguria – il primo nella regione dedicato al settore, avvierà ufficialmente l’attività con l’inizio dei primi due corsi post diploma: Tecnico superiore per la promozione e il marketing delle filiere turistiche e delle attività culturali mediante le nuove tecnologie digitali e i social network Tecnico superiore della ristorazione e di cucina per l’hotellerie 4.0.
«Abbiamo ipotizzato – spiega Aldo Werdin, presidente della Fondazione Its Turismo Liguria, che ha seguito il lungo iter per far nascere la nuova realtà e ottenene il riconoscimento – che all’uscita della pandemia dovuta al Covid ci sarà, e c’è già, un forte lavoro legato al marketing per far riprendere alle strutture alberghiere e al turismo il tempo perso e riproporsi in una veste nuova. È chiaro che il periodo di chiusura per Covid ha cambiato anche il modo di fare turismo, con l’esigenza di andare a trovare altre nicchie. Ad esempio in Liguria il progetto è quello di una destagionalizzazione, non puntando solo sul turismo balneare. E le nuove tecnologie aiutano a proporre tutte le sfaccettature di una destinazione». E l’idea è lavorare in sinergia anche con gli altri Istituti tecnici superiori.
«Nel ponente ligure c’è quello più legato all’enogastronomia e alla valorizzazione dei prodotti agricoli regionali. Abbiamo già messo le basi per la promozione con la Regione, all’interno delle strutture alberghiere e ristorative, in prima battuta dei prodotti agricoli regionali. Ma vuol dire anche usare l’acqua e l’olio liguri, ad esempio», continua Werdin. Sul fronte più diretto della formazione, la scommessa è offrire ai giovani l’opportunità di potersi affacciare subito al mondo del lavoro con esperienze professionali anche all’estero.
«Abbiamo fatto anche un accordo con un gruppo alberghiero negli Emirati Arabi, vicino a Dubai – aggiunge il presidente della Fondazione – con la possibilità per i primi tre alunni di fare sei mesi di stage e di effettuare altri due anni nel gruppo Hilton in giro per il mondo, questa volta con un contratto di lavoro».
I primi due corsi del neonato Its Turismo, che ha trovato casa a villa Durazzo a Santa Margherita, di durata biennale (1.600 ore, di cui 800 in azienda), rivolti ciascuno a 25 allievi, hanno già anche un serbatoio di 50 aziende direttamente interessate a partecipare alla formazione con percorsi di stage e a valutare le assunzioni dei futuri corsisti.
«Il sistema camerale ligure ha fortemente creduto – ricorda il segretario generale della Camera di commercio di Genova, Maurizio Caviglia – in questa iniziativa. L’obiettivo è farla diventare un’eccellenza nazionale. Non è facile trovare progetti su cui si concentino così tanti soggetti: qui c’è la Regione Liguria che ha riconosicuto l’Its, l’università di Genova come soggetto strategico, l’istituto alberghiero Marco Polo che è determinante rispetto alle attività; Confcommercio e Federalberghi, Confindustria e i loro albergatori, alcuni Comuni che hanno piacere a vedere la riviera di Levante come sede d’eccellenza del turismo. Una convergenza tutt’altro che scontata». Il 52% della Fondazione, infatti, fa capo all’Accademia del turismo, ma dentro ci sono tante realtà che rappresentano le diverse sfaccettature del settore.
Digitale e social media per raggiungere il maggior numero possibile di clienti e fare una narrazione del territorio per promuoverlo e renderlo più attrattivo, proporre itinerari e scoperte, sono la chiave del primo corso. Mentre il secondo, più specifico, è dedicato a formare professionisti per i servizi per la cucina e la ristorazione, prevalentemente all’interno delle strutture alberghiere «con l’utilizzo di tecniche e tecnologie alimentari innovative» che possano anche organizzare eventi, comunicare e promuovere il patrimonio enogastronomico del territorio.
«La ristorazione alberghiera – spiega Werdin – è un po’ diversa da quella pura del ristorante. In un albergo, il ristorante deve avere un’impostazione globale, non può essere esclusivamente regionale; altrimenti dovrei averne due, uno nazionale e uno regionale, oppure creare un’unica carta, ma che abbia un menu con più scelta, tenuto conto che normalmente si lavora con la clientela internazionale». Ci deve essere un equilibrio, quindi, fra valorizzazione e proposte del territorio, che fanno parte dell’esperienza turistica, e piatti internazionali.
Il Covid ha cambiato l’accoglienza e, fra sanificazioni e necessità e voglia di distanziamenti, anche un po’ le abitudini di albergatori e turisti, mettendo ancora di più in evidenza la necessità di essere flessibili e anticipare il mercato.
«Ci porteremo dietro ancora per un po’ di anni questa paura, queste attenzioni, per cui si modifica anche – racconta Werdin – l’approccio e la proposta turistica; e sta già cambiando anche il modo di fare turismo . Ad esempio nel mio albergo c’eravamo già accorti pre Covid, lavorando con il 70% di stranieri e il 30% di italiani (sempre in calando perché molti erano legati al turismo congressuale, in affievolimento), che la clientela internazionale non viene in Liguria solo per il mare. Gli americani, ad esempio, prediligono maggio e settembre perché amano fare trekking e, in estate, fa troppo caldo. Sono in aumento poi i golfisti, e abbiamo iniziato a proporre destinazioni per gite ed escursioni nell’entroterra ai clienti che arrivano nel Tigullio».